CIao, con open source si indica un software i cui detentori dei diritti rendono pubblico il codice sorgente favorendone il libero studio e permettendo a programmatori indipendenti di apportarvi modifivhe ed estensioni.
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In informatica il termine inglese open source significa sorgente aperta e viene utilizzato per riferirsi ad un software di cui i detentori dei diritti rendono pubblico il codice sorgente, favorendone il libero studio e permettendo a programmatori indipendenti di apportarvi modifiche ed estensioni. Questa possibilità è regolata tramite l'applicazione di apposite licenze d'uso. Il fenomeno ha tratto grande beneficio da internet, perché esso permette a programmatori distanti di coordinarsi e lavorare allo stesso progetto. (fonti ricavate da wikipedia).
ho letto anche io, ma ad essere sincero trovo al quanto difficile il modo in cui è stato scritto, per piacere, sarebbe possibile spiegarlo con una terminologia più... come dire... semplice?
La definizione di open source indica in maniera chiara i due aspetti che contraddistinguono l'open source: licenza e codice sorgente. Durante gli anni Ottanta e Novanta si è passati da un modo di agire "libero" alle restrizioni del software proprietario, con tutte le implicazioni del caso. La nascita del termine open source, nel 1998, ha inteso ristabilire una nuova inversione di tendenza, con un ritorno alla libera circolazione delle informazioni relative ai programmi. Avere a disposizione il codice sorgente, infatti, consente ai programmatori ed agli utenti avanzati di modificare il programma a piacimento, adattandolo così alle proprie necessità. La possibilità di aprire e modificare il codice sorgente differenzia in maniera netta i programmi open source rispetto ai programmi freeware. Questi ultimi, pur essendo liberamente utilizzabili, restano comunque di proprietà dell'azienda o della persona che li ha prodotti e risultano modificabili solo da loro. L'open source, quindi, non va considerato semplicemente come una scappatoia per aggirare il problema dell'acquisto o dell'utilizzo di un software proprietario, ma diviene una vera e propria scelta di campo in favore della libertà di circolazione (che consente di apporre significativi miglioramenti al programma; un open source messo "sul mercato", infatti, è stato testato e vagliato da numerosi programmatori che ne possono scoprire i bug ed eliminarli) e dello scambio di idee, in modo da consentire una crescita che coinvolga tutta l'utenza e non sia legata alla disponibilità economica. ( fonti ricavate http://www.otebac.it/index.php?it/112/open-source).